6 Mondiali (disputati e dominati) col Brasile, altrettante Copa América e una decina di altri titoli vinti con diversi club italiani dal 2013 ad oggi. Ma la prima Champions non si scorda mai. Ad assicurarlo è Lucilèia Renner Minuzzo, inossidabile capitano di un Bitonto che chiude l’anno con uno strepitoso secondo posto in Europa, alle spalle solo del Benfica del presidente Rui Costa, proprio il “Maestro” del calcio internazionale.
-Lù, quella di Burela era l’unica competizione che mancava al tuo Palmarès. Che sensazione ti ha dato viverla con la maglia neroverde?
“È stato tutto bellissimo ed intenso. Mi è piaciuto il confronto con squadre nuove e con maggiore esperienza in questo ambito, riuscire a giocare alla pari con loro all’interno di una manifestazione splendidamente organizzata è ciò che ci ha rese più felici”.
-4 giorni, 4 gare: ripercorriamoli insieme.
“L’esordio col Benfica è stato subito un battesimo di fuoco, conoscevamo l’importanza della gara e l’abbiamo ben interpretata. L’unico rimpianto che abbiamo è quello di essere state poco concrete sotto porta: forse l’ansia ha contribuito, ma il risultato (ko 3-4, n.d.c.) non dice abbastanza della nostra prestazione. Il giorno dopo, col Marlene, non c’è stata storia e poi è arrivato lo spareggio col Burela: contro le spagnole avevamo un solo risultato e si è visto di sicuro il miglior Bitonto. Affamato, caparbio, solido. Insomma, un Bitonto da finale”.
-Ultimo atto di nuovo col Benfica, senza però riuscire a riscrivere la storia dal dischetto.
“Nonostante la stanchezza e la pressione della posta in palio, ci ho creduto fino all’ultimo secondo: sapevo che Castagnaro (che in finale ha anche segnato, sia nei tempi regolamentari che dai 6 metri, n.d.c.) sarebbe stata pazzesca e sentivo che potevamo farcela. Poi, purtroppo, esistono anche gli errori. I rigori li sbaglia chi ha il coraggio di tirarli e non esistono colpe, è una lotteria che sfortunatamente non ci ha sorriso, ma rimane la gioia di aver vissuto qualcosa di incredibile e di essere arrivati a tanto così dal traguardo alla nostra prima partecipazione. Al Bitonto, a tutte le mie compagne a allo staff neroverde, io posso solo dire grazie per ciò che abbiamo condiviso”.
-C’è una fotografia che mi è rimasta in mente: il tuo bacio alla medaglia d’argento.
“Penso che la piazza d’onore non sia mai abbastanza valorizzata, ma come posso non essere felice per il secondo posto in Europa? Davanti a qualsiasi riconoscimento, nella mia testa passa un film che inizia dai miei primi calci e termina dove sono ora: è tutto il viaggio che mi emoziona, non solo il momento stesso. È aver scritto un’altra bella storia da aggiungere alle precedenti. Poi è chiaro che la medaglia d’oro sarebbe stata ancora più gradita, ma per noi rimane un 2023 sportivo da incorniciare”.
-Un anno che vi ha dato tutto, cosa puoi chiedere allora al 2024?
“Di ripeterci, perché solo così potremo giocare un’altra Champions. Le immagini della piazza piena, con tutti i bitontini che si sono riversati in strada per seguirci attraverso un maxi schermo, sono state la nostra più grande conquista: la sconfitta mi brucia ancora più per loro che per noi. Ecco, quindi, che per me questa diventa una sfida: anche se in 11 anni che sono qui nessuno è mai riuscito a ripetersi, noi faremo il massimo per vincere ancora il diritto di rigiocarci la Champions il prima possibile”.
Foto: FutsalWEC